Vuoi essere perfetta? Chiedi al batterio della neve!
Chi avrebbe mai potuto immaginare che la perfezione
della nostra pelle potesse dipendere anche da una specie
di “bastoncino” lungo qualche milionesimo di metro,
dunque invisibile ai nostri occhi come lo sono tutti i batteri,
con un soprannome delicato (“batterio della neve”) e un nome
scientifico preciso: Arthrobacter agilis? La risposta possono darla
due personaggi abbastanza eccezionali nel campo della ricerca
applicata alla scienza della bellezza e del benessere: Miroslav
Radman, oggi 79 anni, croato di nascita, e Jean-Noel Thorel,
oggi 75 anni, francese. Radman è uno dei genetisti e biologi
cellulari più famosi del mondo, ha contribuito ai progressi nella
lotta contro le malattie correlate con l’età, come l’Alzheimer, il
Parkinson, il diabete. Thorel è invece laureato in farmacia e ha
trascorso tutta la vita professionale a fondare e guidare centri
di ricerca dermatologica avanzata come, fra gli altri, quelli di
Esthederm (1978) e Dipta (1985). Nel 2016 ha fatto confluire ogni
propria attività in un nuovo gruppo, denominato Naos, e la dice
lunga il fatto che non si tratta di un acronimo (cioè una parola
formata dalle iniziali di altre parole, tipo Fiat, Eni, Rai) ma di un
termine millenario ed evocativo. Nella cultura dell’antica Grecia
il Naos era infatti la parte più interna del tempio classico, dove
si custodiva la statua della divinità cui il tempio era dedicato. E
non solo: Naos è anche il nome attribuito alla stella principale
della costellazione della Poppa, emisfero australe, ben 25mila
volte più luminosa del nostro sole! Negli ultimi vent’anni Radman
e Thorel hanno condiviso passioni e ricerche, risultati e successi,
fino ad arrivare ad Age Proteom, un nuovo rivoluzionario siero di
longevità cellulare presentato qualche settimana fa al Cosmoprof
di Bologna, la fiera mondiale del beauty.
Tutto è cominciato dal “batterio della neve”? Proprio così,
visto che si tratta di un micro organismo resistentissimo, che
riesce a sopravvivere in condizioni estreme di temperatura,
acidità, salinità e addirittura radiazioni. La sua presenza è
stata registrata per esempio nel lago Pangong, nell’Himalaya
nord-occidentale e nei ghiacci dei mari dell’Antartide! E
quando il suo Dna è danneggiato, anche gravemente, si ripara
grazie all’intervento di particolari proteine. Questa è stata la
fondamentale scoperta della equipe del professor Radman,
nel suo Mediterranean Institute for Life Sciences, a Spalato: la
resistenza eccezionale del batterio non dipende cioè dal suo
genoma (l’insieme dei geni, cioè il Dna), ma dalla efficacissima
protezione garantita dal suo proteoma, l’insieme delle proteine.
E a garantire il funzionamento di queste proteine provvedono
molecole particolari, ribattezzate ironicamente chaperon, come
le accompagnatrici tutelari della virtù delle damigelle di un
tempo: le molecole chaperon infatti sono quelle che guidano la
corretta crescita e il funzionamento di ogni proteina.
Dopo un mese di applicazione del siero la pelle appare visibilmente trasformata
Ma torniamo alla nostra pelle. Che cosa le succede con il
passare degli anni? Con il tempo e l’azione aggressiva dei fattori
esterni, il suo proteoma subisce pesanti alterazioni dovute
all’ossidazione. Le proteine che non riescono più a svolgere le
proprie funzioni dovrebbero essere distrutte o eliminate, ma
con l’età il processo è più difficile: dunque si accumulano in
aggregati tossici, che ostacolano la fisiologia cellulare. E le
alterazioni irreversibili di proteine come il collagene o l’elastina
si traducono in rughe, incarnato spento e disomogeneo, perdita
di pigmentazione e di tonicità o densità. Ci sarebbe ben poco
da fare… se sotto le lenti dei microscopi di Naos non fosse
appunto finito l’Arthrobacter agilis e le sue inossidabili molecole
chaperon. Cioè proprio le garanti della longevità cellulare che i
biotecnologi sono riusciti a prendere a modello per il nuovo Age
Proteom. Risultato: pelle che invecchia meno velocemente, e
ritrova compattezza, tonicità, luminosità, uniformità e densità.
Una efficacia sui segni di invecchiamento che è stata, come è
ovvio, già clinicamente testata. Il primo studio ha riguardato
55 donne di età compresa fra 42 e 65 anni, con fototipi da
II a IV, e tutti i tipi di pelle. Persone residenti in ambiente
urbano, con evidenti segni di stanchezza (rughe, occhiaie,
gonfiori suboculari) e irregolarità pigmentarie (macchie scure,
incarnato non uniforme). Ebbene, dopo un mese di applicazione
del siero la pelle appare visibilmente trasformata (maggior
luminosità e tonicità, meno rughe) e meglio protetta: si autoripara
più velocemente e appare rigenerata. Dopo un altro mese
la correzione dei segni di invecchiamento diventa più intensa e
viene prolungata. Dopo 6 mesi i risultati conseguiti sono quattro
volte superiori ai risultati ottenuti dopo i primi due mesi.
È la lezione dell’Arthrobacter agilis!