Virtù e vizi del pompelmo

Virtù e vizi del pompelmo

Il suo nome scientifico, già dal 1830, è Citrus Paradisi, e questo potrebbe dirla lunga. Agrume del Paradiso. Il termine indica sia l’albero appartenente alle rutaceae, una sterminata famiglia (1600 specie) vegetale che comprende anche gli agrumi, sia il frutto. Oggi è coltivato in molte parti del mondo, moltissimo negli Stati Uniti. In Italia soprattutto nelle regioni meridionali. La pianta può raggiungere i 13 metri: fiori bianchi, frutti gialli, rotondi, 10-15 centimetri di diametro. Dal punto di vista beauty il frutto rappresenta uno dei migliori cibi, per la sua carica di vitamine (la C soprattutto) e di minerali come il potassio. Inoltre apporta sostanze antiossidanti, come flavonoidi e carotenoidi, che hanno anche una azione antinvecchiamento, e acido citrico, che stimola la produzione degli enzimi digestivi. Vediamo dunque le sue particolarità.

Depurazione

La dotazione di vitamine (A e C), pectina (una fibra) e potassio, rende il pompelmo altamente disintossicante, in grado di eliminare le sostanze di scarto senza affaticare l’organismo, come accade con altri tipi di drenanti. Alcuni studi dimostrano che il consumo di un paio di pompelmi al giorno, abbassa del 10 per cento i livelli di colesterolo.

Antiossidante

Il pompelmo contiene licopene, naringenina e limonene, cioè sostanze spazzine dei radicali liberi e dotate di proprietà antitumorali. Grazie alla vitamina C (40 mg per 100 grammi) stimola le difese immunitarie e preserva la flora intestinale.

Anticolesterolo

Secondo uno studio condotto in Israele e pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, il consumo regolare di pompelmo aiuta a ridurre la percentuale di colesterolo “cattivo” (Ldl) dal 10 al 20 per cento.

Per la linea

Una spremuta di pompelmo prima dei pasti aiuta a mantenere la linea, secondo uno studio della Scripps Clinic a San Diego, California. Il pompelmo avrebbe la capacità di abbassare i livelli di insulina, riducendo il senso di fame e regolando il controllo degli zuccheri nel sangue. Inoltre il frutto apporta buone quantità di iodio e cromo, minerali in grado di stimolare il metabolismo degli zuccheri e dei grassi, facendo bruciare più calorie.

Per la bellezza

Il pompelmo (specie quello rosa) stimola la creazione di collagene e anche chi ha una cute particolarmente secca, e dunque facile alla desquamazione, può giovarsene. Si dice addirittura (ma è da provare) che la forfora e la psoriasi possano essere curate con l’uso di alcune gocce di pompelmo applicate direttamente sulla zona infiammata. Ma come assumerlo? Per sfruttarne tutte le proprietà, soprattutto in primavera, è consigliabile il pompelmo fresco. Come tutti gli agrumi, è più digeribile la mattina: dunque a colazione o come spuntino poco più tardi. È comunque meglio il frutto della spremuta: mangiare gli spicchi consente di fare scorta di fibre. Verificare che il frutto sia “pesante” e la buccia brillante, indice di qualità. Da tenere presente, infine, che ogni parte del frutto può essere usata, semi compresi, che si possono trovare in erboristeria e che sono considerati un disinfettante e detergente ideale per pelle e capelli. Se ne possono aggiungere alcune gocce nel bagnoschiuma, nello shampo, nei saponi per le mani. Le controindicazioni, infine. Anche li pompelmo purtroppo le ha. A partire dal 1989 sono stati diversi gli studi che hanno approfondito questo problema. Sotto accusa sono il bergamottino e la naringina contenuti nel frutto, che sono inibitori di un enzima, responsabile di disintossicare l’organismo da molti medicinali. Ciò significa che un farmaco viene smaltito più faticosamente e lentamente. Sostanzialmente i farmaci che reagiscono al succo di pompelmo sono le statine, gli anti-ritmici, gli immunosoppressori e i bloccanti del canale del calcio. Se si stanno assumendo proprio questi medicinali sarebbe bene evitare il consumo del frutto. Da tenere però presente che se il farmaco viene assunto per endovena, invece che oralmente, l’interazione non avviene.

La chioma sotto stress

Un divorzio, una gravidanza, la perdita di una persona cara. Ma anche difficoltà nello studio, un momento di depressione… e cadono i capelli, ben oltre la normalità (da 40 a 120 al giorno). È la cosiddetta “alopecia psicogena”, cioè derivante da stress. Il suo meccanismo non è del tutto noto, anche se è provato che la tensione psico-fisica provoca la liberazione di sostanze dette “neuropeptidi”, che inducono la caduta dei capelli. Anche i nervi presenti intorno al follicolo, sotto effetto dello stress, producono “mediatori dell’infiammazione” che bloccano la crescita del fusto capillare. Di solito l’alopecia si presenta dopo 2/4 mesi dall’evento stressante e si protrae fino alla sua durata o permane per diversi mesi. È un fenomeno è transitorio, solo in casi gravi, è irreversibile.

Diagnosi e cura

Il metodo migliore è la biopsia del cuoio capelluto, eseguita da uno specialista. La cura ovviamente è l’eliminazione della fonte di stress. Talvolta però bisogna ricorrere a un medico in grado di consigliare il trattamento tricologico adeguato. In molti casi si utilizzano terapie farmacologiche (come minoxidil o finasteride) che non rimuovono la causa, ma aiutano nel contrastare gli effetti dello stress: rallentano l’alopecia e stimolano una normale ricrescita. All’assunzione di medicinali specifici si possono associare trattamenti cosmetici (come lozioni, shampo e fiale), integratori e terapie locali come la Prp (dall’inglese Plasma Rich Platelet, plasma ricco di piastrine). In ogni caso mai assoggettarsi a cure aggressive. Regole generali Assumere cibi ricchi di proteine, vitamina B e PP, evitando diete sbilanciate o sregolate; moderare il consumo di alcolici e non fumare; dormire almeno 7-8 ore a notte; fare attività fisica per scaricare la tensione accumulata nel corso della giornata; utilizzare uno shampo specifico evitando però lavaggi frequenti; previo consulto medico, assumere complessi multivitaminici con ferro e zinco.